Ricordi di peperoni e ovi

Da piccolo cantavo sempre questa canzone: “I peperoni-oni-oni/ son freschi e boni-oni-oni/ ma se ci metti gli ovi-ovi-ovi/ sono ancora più boni-oni-oni”. Ebbene, i miei desideri canori di bimbo, sono rinati nelle mie papille gustative dopo aver assaggiato questo piatto.

L’incontro tra Peperoni e Uova. L’incontro definitivo. Con gli spaghetti che sono uno spago che li lega come fossero una valigia, i due ingredienti si guardano, si scrutano, si respingono e poi si abbandonano in un bacio con risvolti a luci rosse, che neanche Freud avrebbe potuto immaginare.

Il tutto, chiaramente intorno ai tuoi canini che si sciolgono davanti alla (s)cena.

I peperoni si presentano come risolutori di un conflitto, caschi blu senza casco e manganelli senza manganello. Sono la teglia brillante che qualcun altro ha pulito dopo che tu l’hai incrostata come se non fosse tua. Sono l’amica che ti chiede di saltare la scuola il giorno dell’interrogazione.Sono la risposta reale a quando ti fanno una domanda scomoda e ti tocca dire la prima cosa che ti viene in mente.

L’uovo invece è la proprietà commutativa che rende docili addizione e moltiplicazione. La brillantina sui capelli di John Travolta in Grease. La tegola che cade dal vecchio tetto e fa perdere la memoria al padrone di casa mentre sta venendo a chiederti l’affitto (o forse a restituirti i 50 euro che li hai prestato?). L’uovo è il concerto punk interrotto dalla polizia.

Sono tornato bambino, mangiando questo delizioso piatto. Cioè, il delizioso contenuto del piatto. Mi troverete per strada a cantare che i peperoni son freschi e boni, oppure in cucina a scrostare la teglia schifosamente appiccicaticcia di B(r)occoli Maldestri, che nel frattempo dorme beata pensando alla sua prossima ricetta vege.

Perché come l’edicolante o il mungitore di rinoceronti, è un lavoro sporco ma qualcuno dovrà pur farlo.

Assaggiatore André Flo

L’assaggiatore André Flo dice la sua…

Premetto che il sottoscritto è un grande amante delle lenticchie. No, così, giusto per fare una piccola premessa.

Ora parliamo di questi deliziosi appallottolii del mio legume preferito.

Mi accingo ad assaggiare il prodotto, lo guardo con reverenziale indifferenza, come si guarda una bottiglia di vino scaccio sullo scaffale del supermercato o come puoi notare una ragazza che ti potrebbe piacere, seduta sui gradini di un autogrill dove è appena avvenuto un furto.

Mi decido con il primo morso, afferro l’agglomerato lenticchico con entrambe le mani, come fanno con longeva esperienza i roditori e con solenne solerzia stacco il primo pass per il paradiso.

A proposito, vorrei ricordare che sono un grande amante delle lenticchie. No, lo ripeto giusto per precisare che io sono uno che mantiene le premesse.

Il primo morso è già decisivo. Questo capolavoro culinario vagabonda tra le mie papille gustative con la leggiadria di un albume appena caduto in una padella oliata a puntino. Il primo morso è come quel vino, che assaggi in stile sommelier, cercando di capire se è frizzante, amabile, fermo oppure rosso. È come il primo bacio che dai a quella ragazza che forse ti piace, che è più un bacio di ricognizione che altro.

Mi guardo intorno con fare guardingo. L’anima del roditore si è già impossessata della mia indole da assaggiatore precario. Nessuno mi sta guardando, meglio. Proseguo con la degustazione.

Il secondo morso è una goduria. Il segreto gustoso della polpetta si rivela in tutta la sua eleganza, con un gusto che se fosse uno sport sarebbe il curling: lento e assopente. Il secondo morso ti fa capire che il vino è dolce al punto giusto, come lo volevi tu. E la ragazza che stai baciando è una fan di Bob Dylan. Cosa che ti spinge a chiederle se ha già scelto gli anelli e i testimoni.

Con il terzo morso sei fregato. Potresti finire le polpette nel tempo di dire: “Ehi, voi! Qualcuno ne vuole assaggiar…” e via che le hai trangugiate tutte. Oramai hai capito che con quel vino prenderai una sbronza d’altri tempi e con quella ragazza sei pronto a fare il giro dell’Europa in bicicletta.

Attenzione: non è vero che una polpetta di lenticchie è per sempre. Ma è assolutamente vero che il sempre è una polpetta di lenticchie.

Così, quando ai vari confini incontrerai i simpatici doganieri che ti chiederanno il passaporto in idiomi sconosciuti e quando le ridenti forze dell’ordine europee ti chiederanno che cavolo stai facendo in bicicletta su statali trafficate e coperte di neve, non esitare: dai loro una polpetta di lenticchie. Se ti va male, ti becchi due anni e va beh. Ma qualora ti andasse bene, avresti anticipato di un nonnulla le ambizioni di Mignolo col Prof e, sì, avresti appena conquistato il mondo.

di Assaggiatore André Flo

Eat or die!

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Sono facili da preparare, sono buone e fanno bene…sono le polpette di lenticchie!

Per chi come me è vegetariano queste polpette sono perfette per sostituire la carne.

Per circa 20 polpettine

200gr di lenticchie

2 patate piccole

4-5 cucchiai di pangrattato

1 uovo

2 cucchiai di parmigiano

sale

olio

Procedimento:

Per prima cosa lessate le patate intere con la buccia e le lenticchie. In un mixer frullate le lenticchie con il pangrattato, il parmigiano, l’uovo e il sale. Se volete potete aggiungere anche delle erbe aromatiche come timo, rosmarino, maggiorana (io aggiungo il rosmarino nell’acqua di cottura delle lenticchie). Accendete il forno a 180° quando le patate sono morbide, schiacciatele nella ciotola con le lenticchie e mescolate bene con un cucchiaio. Mettere un foglio di carta forno su una teglia. Fate le polpettine  e posizionatele sulla teglia, versate sopra ogni polpetta un filo d’olio e cuocete per 10 minuti, poi giratele e cuocete ancora 5 minuti.

Se preferite potete cucinarle in padella come le classiche polpette di carne. In questo caso quando formate le polpette passatele nel pan grattato, così si formerà una crosticina croccante durante la cottura.

Buon appetito!

Inizia così…

“Se ti dico polpette di lenticchie, cosa ti viene in mente?”

“mm..quelle che fai tu?”

“ok, e poi?”

“il verde scuro”

“ok lasciamo perdere. E se ti dico pioggia?”

“Quella che fai tu..scherzo. Fastidio, si blocca tutto quando piove”.

Scrivo il mio primo post nella cucina di Verona, nell’appartamento che condivido con tre amiche. Stasera piove, di conseguenza rimaniamo a casa un po’ in depressione mangiando yogurt e pizza fredda fatta in casa.

Volete la ricetta? Ne volete tante altre?

Allora eccomi qua.